mercoledì 27 luglio 2016

viva l'italia

Viva l'Italia è uno slogan
Buono a prendere per i
Fondelli i tifosi, i cittadini,
I populisti o i democratici,
Ex Pci per intenderci.
Tutti coloro che prosperano
Sulla pelle del piccolo, inteso
Non come piccolo è bello,
In maniera più assoluta.
Ad essere piccoli si stringe
Sempre la cinghia, fino al
Suo limite Massimo.
Essere piccoli si muore di
Fame e piange il cuore quando
La sofferenza di essere indigene
Si estende, Dio non voglia, ai
Bambini, quando il povero padre
Non sa più a che santo votarsi,
Purtroppo anche i santi hanno i
Loro problemi e l'uomo alle volte
Non resiste allo stress psicofisico
E fa la scelta peggiore, suicidandosi.
La famiglia cadrà in una depressione,
In un'angoscia a volte senza ritorno.
Qualche volta una buona anima
Riesce a portare una luce nel buio
Dell'esistenza dei miseri, ma quante poche
Sono queste anime buone e quanti
Miseri brancilano nel buio della povertà.
Quando incapaci, inutili, stravaganti
Burocrati rilasciano dichiarazioni
Spudoratamente false, verrebbe voglia
Di augurare loro la miseria più nera,
Ma si sa il povero è sempre l'uomo
Migliore della nostra società.


lunedì 25 luglio 2016

Il contadino

Lo sai che qualunque conquista
Delle persone più povere viene
Evaporata e sterilizzata in molto
Meno tempo  di quanto il povero
Riesca ad ottenere quanto per
Legge di natura gli spetta?
Prendiamo la rivoluzione francese,
Che doveva rendere tutti gli uomini
Uguali, fratelli e liberi.
Quella rivoluzione è purtroppo finita
Nel nulla. In tempi più recenti i neri
Avevano ottenuto a parole la parità
Con i cittadini bianchi. Sappiamo benissimo
Quanto hanno dovuto sopportare gli uomini
Di colore, ma la parità è arrivata solo sulla
Carta e  il presidente di colore non è
Riuscito se non a scalfire questa stupida
Corazza del razzismo'
In Italia siamo forse messi... peggio. I contadini
Avevano, dopo grandi lotte e molti martiri,
Ottenuto la ripartizione dei latifondi, che una
Politica becera o peggio connivente sta riportando
 in mano di pochi. Col passo del gambero ritornerà
Il contadino a diventare un novello servo della gleba?

l'olivo

L'olivo è una pianta Eletta
A simbolo di Pace da tutte le  religioni,
senza alcuna distinzione,
Se non geografica.
L'ulivo è l'unica pianta capace
Di riprodursi anche dopo essere
Spiantata e ripiantata.
Le sue foglie, le sue radici, la
Sua scorza e i suoi frutti
Sono stati cantati in tutti i salmi
Della Bibbia. Albero di vita
Dei paesi europei ed asiatici
È diffuso in tutto il mondo,
Ma le sue proprietà terapeutiche
sono poco conosciute al vasto
Pubblico e l'umanità ha sempre
 Più bisogno di una panacea,
Anche se non di gusto gradevole.

venerdì 22 luglio 2016

Cenerentola

È una storia trita e ritrita
Quella che definisce la donna
Come l'angelo del focolare .
Ella non è una moderna CENERENTOLA
in trepida attesa del principe
Consorte. Ella non ha bisogno
Di pendere dalle labbra della
Persona amata. Ella ha una sua
Mente ed anche molto ben
Sviluppata, lo dimostrano le
Ottime performances della
Maggioranza delle donne
(rispetto agli uomini, surclassati
Ed in molti casi doppiati).
Ella non può e non deve ascoltare,
Senza battere ciglio, le tirate
A volte inconcludenti, di uomini,
Che salgono sulla cattedra, senza
Avere nemmeno il diritto di
Aprire bocca, perché incompetenti
Su ciò su cui disquisiscono, come
Se fossero superpreparati.
Ella è oggi il fondamento ed
Il cemento che tiene unita la
Famiglia. Ella è e sarà l'ancora
Di salvezza di questa società
Che rotola verso la propria
Evitabile distruzione.




o

lunedì 18 luglio 2016

Gender

Luisa e Giovanni erano gemelli.
La madre fin da piccoli li ha
Vestiti allo stesso modo.
I due gemelli andarono insieme
All'asilo, alla scuola elementare,
Alle medie ed alle superiori.
Studiavano insieme ed insieme                           
Uscivano, ma................
Arrivati all'università uno si
Iscrisse In filosofia, l'altra
In medicina. Luisa andò poi
A lavorare presso una clinica
Privata,  Giovanni insegnò
In un liceo.  I gusti di entrambi
Cambiarono radicalmente
Ed ognuno si appropriò
Delle sue caratteristiche

Cosa (non) è la teoria del gender

No, l’ideologia del gender non esiste davvero. È una trovata propagandistica che distorce gli studi di genere
Si salvi chi può da coloro che, per combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, vogliono colonizzare le menti di bambini e bambine con una visione antropologica distorta, con un’azione di indottrinamento gender. Il monito l’ha lanciato, a più riprese, il mondo cattolico.
Lo ha fatto, per esempio, il cardinale Angelo Bagnasco in apertura del Consiglio della Conferenza episcopale italiana. Il Forum delle associazioni familiari dell’Umbria ha stilato addirittura un vademecum per difendersi dalla pericolosa introduzione nelle scuole italiane di percorsi formativi e di sensibilizzazione sul gender. Che si parli di educazione all’effettività, educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi, relazione tra i generi o cose simili, tutto secondo loro concorre a un unico scopo: l’indottrinamento. E anche l’estrema destra a Milano (ma non solo) ha lanciato la sua campagna “contro l’aggressione omosessualista nelle scuole milanesi” per frenare eventuali seminari “diseducativi”.

La diffusione dell’ideologia gender nelle scuole, secondo ProVita onlus, l’Associazione italiana genitori, l’Associazione genitori delle scuole cattoliche, Giuristi per la vita e Movimento per la Vita, è una vera emergenza educativa. Perché in sostanza, dietro al mito della lotta alla discriminazione, in realtà spesso si nasconde “l’equiparazione di ogni forma di unione e di famiglia e la normalizzazione di quasi ogni comportamento sessuale”. Tanto che, nello spot che ProVita ha realizzato per promuovere la petizione contro l’educazione al genere, una voce fuori campo chiede “Vuoi questo per i tuoi figli?”. Ma cos’è la teoria/ideologia gender?
La teoria del gender
Non esiste. Nessuno, in ambito accademico, parla di teoria del gender. È infatti un’espressione usata dai cattolici (più conservatori) e dalla destra più reazionaria per gridare “a lupo a lupo” e creare consenso intorno a posizioni sessiste e omofobe.
Significativa, per esempio, la posizione di monsignor Tony Anatrella che, nel libro La teoria del gender e l’origine dell’omosessualità, ci mette in guarda da questa fantomatica teoria, tanto pericolosa quanto oppressiva (più del marxismo), che si presenta sotto le mentite spoglie di un discorso di liberazione e di uguaglianza e vuole inculcarci l’idea che, prima d’essere uomini o donne, siamo tutti esseri umani e che la mascolinità e la femminilità non sono che costruzioni sociali, dipendenti dal contesto storico e culturale. Un’ideologia (udite, udite) che pretende che i mestieri non abbiano sesso e che l’amore non dipenda dall’attrazione tra uomini e donne. Talmente perniciosa, da essersi ormai insediata all’Onu, all’Unesco, all’Oms, in Parlamento europeo.
Ma non ha alcun senso parlare di teoria del gender e men che mendo di ideologia del gender”, sostiene Laura Scarmoncin, che studia Storia delle donne e di genere alla South Florida University. “È un’arma retorica per strumentalizzare i gender studies che, nati a cavallo tra gli anni 70/80, affondano le loro radici nella cultura femminista che ha portato il sapere creato dai movimenti sociali all’interno dell’accademia. Così sono nati (nel mondo anglosassone) i dipartimenti dedicati agli studi di genere” e poi ai gay, lesbian e queer studies.
In sostanza, come spiega Sara Garbagnoli sulla rivista AG About Gender, la teoria del gender è un’invenzione polemica, un’espressione coniata sul finire degli anni ’90 e i primi 2000 in alcuni testi redatti sotto l’egida del Pontificio consiglio per la famiglia con l’intento di etichettare, deformare e delegittimare quanto prodotto in questo campo di studi. Poi ha avuto una diffusione virale quando, in particolare negli ultimi due-tre anni, è entrata negli slogan di migliaia di manifestanti, soprattutto in Francia e in Italia, contrari all’adozione di riforme auspicate per ridurre le discriminazioni subite dalle persone non eterosessuali.
È un blob di slogan e di pregiudizi sessisti e omofobi”. Un’etichetta fabbricata per distorcere qualunque intervento, teorico, giuridico, politico o culturale, che voglia scardinare l’ordine sessuale fondato sul dualismo maschio/femmina (e tutto ciò che ne consegue, come subordinazione, discriminazione, disparità, ecc.) e sull’ineluttabile complementarietà tra i sessi.
Secondo gli ideatori dell’espressione teoria/ideologia del genere, nasciamo maschi o femmine. Punto. Il sesso biologico è l’unica cosa che conta. L’identità sessuale non si crea, ma si riceve. E il genere è una fumisteria accademica, come scrive Francesco Bilotta, tra i soci fondatori di Avvocatura per i diritti Lgbti – Rete Lenford.
In realtà gli studi di genere costituiscono un campo di indagine interdisciplinare che si interroga sul genere e sul modo in cui la società, nel tempo e a latitudini diverse, ha interpretato e alimentato le differenze tra il maschile e il femminile, legittimando non solo disparità tra uomini e donne, ma anche negando il diritto di cittadinanza ai non eterosessuali.
L’identità sessuale
Gli studi di genere non negano l’esistenza di un sesso biologico assegnato alla nascita, né che in quanto tale influenzi gran parte della nostra vita. Sottolineano però che il sesso da solo non basta a definire quello che siamo. La nostra identità, infatti, è una realtà complessa e dinamica, una sorta di mosaico composto dalle categorie di sesso, genere, orientamento sessuale e ruolo di genere.
Il sesso è determinato biologicamente: appena nati, cioè, siamo categorizzati in femmine o maschi in base ai genitali (a volte, però, genitali ambigui rendono difficile collocare il neonato o la neonata nella categoria maschio o femmina, si parla allora di intersessualità).
Il genere invece è un costrutto socioculturale: in altre parole sono fattori non biologici a modellare il nostro sviluppo come uomini e donne e a incasellarci in determinati ruoli (di genere) ritenuti consoni all’essere femminile e maschile. La categoria di genere ci impone, cioè, sulla base dell’anatomia macroscopica sessuale (pene/vagina) e a seconda dell’epoca e della cultura in cui viviamo, delle regole cui sottostare: atteggiamenti, comportamenti, ruoli sociali appropriati all’uno o all’altro sesso.
Il genere, in sostanza, si acquisisce, non è innato, ha a che fare con le differenze socialmente costruite fra i due sessi. Non a caso nel tempo variano i modelli socioculturali, e di conseguenza le cornici di riferimento entro cui incasellare la propria femminilità o mascolinità.
L’identità di genere riguarda il sentirsi uomo o donna. E non sempre coincide con quella biologica: ci si può, per esempio, sentire uomo in un corpo da donna, o viceversa (si parla in questo caso di disforia di genere).
Altra cosa ancora è l’orientamento sessuale: l’attrazione cioè, affettiva e sessuale, che possiamo provare verso gli altri (dell’altro sesso, del nostro stesso sesso o di entrambi).

Educare al genere
Nelle nostre scuole – sottolinea Nicla Vassallo, ordinario di filosofia teoretica all’Università di Genova – a differenza di quanto si è fatto in altri Paesi, non c’è mai stata una vera e propria educazione sessuale e anche per questo l’Italia è arretrata rispetto alla considerazione delle categorie di sesso e genere. Eppure, educare i genitori e dare informazioni corrette agli insegnanti affinché parlino in modo ragionato, e non dogmatico, di sesso, orientamento sessuale, identità e ruoli di genere, a figli e scolari è molto importante perché sono concetti determinanti per comprendere meglio la nostra identità personale. E per essere cittadini occorre sapere chi si è”.
Educare al genere (come si legge nel bel saggio Educare al genere) significa, in fondo, sostenere la crescita psicologica, fisica, sessuale e relazionale, affinché i bambini e le bambine di oggi possano progettare il proprio futuro al di là delle aspettative sulla mascolinità e la femminilità.
Basti pensare, come scrivono le curatrici nell’introduzione, all’appellativo effeminato che viene usato per descrivere quegli uomini che non si comportano da “veri maschi” (coraggiosi, determinati , tutti di un pezzo, che non devono chiedere mai) e danno libero sfogo alle emozioni tradendo lo stereotipo dominante. E la scuola può (deve) avere un ruolo fondamentale per scalfire gli stereotipi di genere, ancora fin troppo radicati nella nostra società, offrendo a studenti e studentesse gli strumenti utili e necessari per diventare gli uomini e le donne che desiderano.
Educare al genere significa dunque interrogarsi sul modo in cui le varie culture hanno costruito il ruolo sociale della donna e dell’uomo a partire dalle caratteristiche biologiche (genitali). Contrastare quegli stereotipi e quei luoghi comuni, socialmente condivisi, che finiscono col determinare opportunità e destini diversi a seconda del colore del fiocco (rosa o azzurro) che annuncia al mondo la nostra nascita.
Concedere diritto di cittadinanza ai diversi modi di essere donna e uomini. E significa anche riflettere “sul fatto che le attuali dicotomie di sesso (maschio/femmina) e di genere (uomo/donna) non sono in grado, di fatto, di descrivere la complessità della realtà” sottolinea Vassallo. E dietro questa consapevolezza non ci sono le famigerate lobby Lgbt, ma decenni di studi interdisciplinari.
A scuola per scalfire stereotipi e pregiudizi
Trasmettere ai bambini e alle bambine, attraverso alcune attività ludico-didattiche, il valore delle pari opportunità e abbattere tutti quegli stereotipi che, fin dalla più tenera età, imprigionano maschi e femmine in ruoli predefiniti, granitici, e sono alla base di molte discriminazioni, è l’obiettivo del progetto Il gioco del rispetto.
Dopo la fase pilota dello scorso anno, sta per partire in alcune scuole dell’infanzia del Friuli Venezia Giulia. Accompagnato però da non poche polemiche alimentate, ancora una volta, da chi vuole tenere lontano dalle scuole l’educazione al genere. Come se possa esserci qualcosa di pericoloso nell’illustrare (lo fa uno dei giochi del kit didattico) un papà alle prese con il ferro da stiro e una mamma pilota d’aereo. Alcuni l’hanno definito “una pubblica vergogna”, un tentativo di “costruire un mondo al contrario“, l’ennesima propaganda gender, “lesivo della dignità dei bambini” e inopportuno, perché non avrebbe senso sensibilizzare i bambini contro la violenza sulle donne, “come se un bambino di 4 o 5 anni potesse essere un mostro, picchiatore o stupratore.
Eppure, poter riflettere sugli stereotipi sessuali, combattere i pregiudizi, sviluppare consapevolezza dei condizionamenti storico-culturali che riceviamo, serve anche a prevenire comportamenti violenti e porre le basi per una società più civile.
Le esperienze italiane
Lungo lo Stivale sono diversi i progetti che si prefiggono di abbattere pregiudizi e stereotipi in classe. Per esempio, l’associazione Scosse ha promosso l’anno scorso a Roma La scuola fa differenza, per colmare, attraverso percorsi formativi rivolti a educatori e insegnanti dei nidi e delle scuole dell’infanzia, le carenze del nostro sistema scolastico in merito alla costruzione delle identità di genere, all’uso di un linguaggio non sessista e al contrasto alle discriminazioni. Da diversi anni lo fa anche la Provincia di Siena nelle scuole di ogni ordine e grado.
Così come “da un po’ di anni ”, spiega Davide Zotti, responsabile nazionale scuola Arcigay, “attività di prevenzione dell’omofobia e del bullismo omofobico sono organizzate nelle scuole italiane da Arcigay, Agedo e altre associazioni, attraverso percorsi di educazione al rispetto delle persone omosessuali”.
In Toscana, per esempio, la Rete Lenford ha coordinato una rete di associazioni impegnate in percorsi didattici contro le violenze di genere e il bullismo omotransfobico, per una scuola inclusiva. E a Roma l’Assessorato alla scuola, infanzia, giovani e pari opportunità ha promosso, in collaborazione con la Sapienza, il progetto lecosecambiano@roma, rivolto alle studentesse e agli studenti degli istituti superiori della Capitale. Apripista, però, è stato il Friuli Venezia Giulia, dove da cinque anni Arcigay e Arcilesbica portano avanti il progetto A scuola per conoscerci, che nel 2010 ha ricevuto l’apprezzamento da parte del Capo dello Stato, per il coinvolgimento degli studenti nella formazione civile contro ogni forma di intolleranza e di discriminazione.
Inoltre, il ministero per le Pari opportunità e l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali a difesa delle differenze) hanno elaborato una strategia nazionale per la prevenzione, rispondendo a una raccomandazione del Consiglio d’Europa di porre rimedio alle diffuse discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere (nelle scuole, nel mondo del lavoro, nelle carceri e nei media). In quest’ambito, l’Istituto Beck ha realizzato degli opuscoli informativi per fornire ai docente strumenti utili per educare alla diversità, facendo riferimento alle posizioni della comunità scientifica nazionale e internazionale sui temi dell’orientamento sessuale e del bullismo omofobico. E sono stati organizzati dei corsi di formazione per tutte le figure apicali del mondo della scuola, al fine di contrastare e prevenire la violenza, l’esclusione sociale, il disagio e la dispersione scolastica legata alle discriminazioni subite per il proprio orientamento sessuale.
Da qui la levata di scudi contro l’ideologia gender che destabilizzerebbe le menti di bambini e adolescenti. Perché non solo tra moglie e marito, ma anche tra genitori e figli non si deve mettere il dito: guai a mettere in discussione la famiglia tradizionale e a istillare domande nella testa di bambini e adolescenti che abbiano a che fare con l’identità (sessuale),  l’affettività o la sessualità.
Il genere come ideologia
Se qualcuno del gender ha fatto un’ideologia è stata la Chiesa cattolica”. Non ha dubbi in proposito la Vassallo che, nel suo ultimo libro Il matrimonio omosessuale è contro natura  (Falso!), ci mette in guardia dall’errore grossolano di far coincidere la femmina (quindi il sesso, categoria biologica) con la donna (il genere, categoria socioculturale), o il maschio con l’uomo: negando, in questo modo, identità e personalità a ogni donna e a ogni uomo.
Nei secoli, infatti, la Chiesa cattolica ha costruito l’idea che uomo e donna siano complementari e si debbano accoppiare per riprodursi”. Questo, in pratica, sarebbe il solo ordine naturale possibile. “Invece, se oggi parliamo di decostruzione del genere, non lo facciamo per una presa di posizione ideologica, ma partendo dalla costatazione che, di fatto, non ci sono solo due sessi (ce lo dice la biologia, si pensi all’intersessualità), ci sono più generi e non c’è un unico orientamento sessuale: ovvero quello eterosessuale, che la Chiesa ha sempre promosso, etichettando come contro natura quello omosessuale”.
Ma la natura non è omofoba. Anzi. Nel libro In crisi d’identità, Gianvito Martino, direttore della divisione di Neuroscienze del San Raffaele di Milano, spiega (e documenta) che è un gran paradosso etichettare l’omosessualità, ma anche il sesso non finalizzato alla riproduzione, come contro natura. Ci sono infatti organismi bisessuali, multisessuali o transessuali, la cui dubbia identità di genere è essenziale per la loro sopravvivenza. Additare quindi come contro natura certi comportamenti significa ignorare la realtà delle cose, scegliendo deliberatamente di essere contro la natura.
Inoltre, – aggiunge lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi, ordinario di psicologia dinamica alla Sapienza di Roma – non solo ciò che è considerato caratteristico della donna o dell’uomo cambia nel corso della storia e nei diversi contesti culturali, ma anche il concetto di famiglia ha conosciuto e sempre più spesso conosce configurazioni diverse: famiglie nucleari, adottive, monoparentali, ricombinate, omogenitoriali, allargate, ricomposte, ecc. Delegittimarle significa danneggiare le vite reali di molti genitori e dei loro figli. Ci sono molti modi, infatti, di essere genitori (e non tutti sono funzione del genere). Non lo affermo io, ma le più importanti associazioni scientifiche e professionali nel campo della salute mentale dopo più di quarant’anni di osservazioni cliniche e ricerche scientifiche, dall’American Academy of Pediatrics, alla British Psychological Society, all’Associazione Italiana di Psicologia”.
In sostanza – conclude Lingiardi – adulti coscienziosi e capaci di fornire cure, che siano uomini o donne, etero o omosessuali, possono essere ottimi genitori. Ciò di cui i bambini hanno bisogno è sviluppare un attaccamento verso genitori coinvolti, competenti, responsabili. Una famiglia, infatti, non è soltanto il risultato di un accoppiamento riproduttivo, ma è soprattutto il risultato di un desiderio, di un progetto e di un legame affettivo e sociale”.

 
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320 commenti
Livefyre
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Carlo OrecchiaPino IrsutiAndrea AlbertazziEuroPeMagentinomikronimoFiandino AlessandroFederico FeroldiWalter StuccoPaolo Scatolini
Lillo Lallo
Evidentemente la Chiesa con il termine "gender" avrà voluto proprio definire un qualcosa di non ben definito, come non lo è il caos propinato da questo articolo, le cui finalità sono però evidenti, e cioè affermare che l'omosessualità, nelle sue varie forme e accezioni, è una cosa normale/naturale. Invece, purtroppo, non lo è.
luigi
Io vedo un bel pò di confusione in questo articolo...
Spiegare ai bambini che "offendere/picchiare/discriminare ecc ecc" una persona con un colore di pelle diverso non si deve fare, lo ritengo giusto, come ritengo giusto che venga spiegato che non lo si deve fare ne per i pelle nera ne per i pelle bianca ne per i peni, ne per le vagine, ne per i bisex e ne per nessuno, nemmeno per chi ha i capelli rossi. E questa è una cosa.
Spiegare invece ai bambini tutte quelle "teorie" assurde lette in questo articolo (forse per specularci su vendendo libri, facendo studi ecc ecc) lo ritengo assurdo, perchè a sto punto bisognerebbe spiegare ai bambini il perchè un uomo(pene)/donna(vagina) nasce con i capelli rossi però poi siccome è lunatico se li tinge di nero o siccome si sente biondo con gli occhi azzurri da rosso si tinge di biondo....
Combattere la discriminazione ok, sparare cavolate NO!
patroclo
 Ma perché si distorce la realtà ? Addirittura questi pseudo-studiosi, affermano che essere uomo e donna, è solo un fatto culturale !! O si è invasati o imbecilli volendo esserlo. Il pene, simbolo del maschio, come la vagina per la femmina, sono concepiti sin nella pancia della mamma e dalla natura. Che cazzo mi venite a dire che, essere maschio e donna, è solo un retaggio culturale. Avete la mente che vi vacilla affermando tali cose. Una cosa è, ed è giusto, avere rispetto per chi è diverso a causa della natura e, un'altra è, non riconoscere più l' essere maschio o femmina come da natura assegnatoci.
Obe
Capisco che l'omofobia vada combattuta, ma perchè farlo con l'imbecillità?

Che il genere sia esclusivamente  un costrutto sociale è una posizione idiota prettamente ideologica, e fatevelo un ripassino di psicologia dell'evoluzione...
Silone
Il fatto che la cosiddetta "teoria di gender" non abbia l'auto-riconoscimento di propri sostenitori non ha alcuna importanza. Faccio un paragone un po' estremo: è come dire che un tipo che mette una bomba in un mercato non è un terrorista se non è un affiliato dell'Isis o Alqaida o altra etichetta costituita. Più in generale non serve che un "nemico" si costituisca per doverlo combattere. 
Nel merito dell'argomento: un cosa è la tolleranza sessuale e la non discriminazione del diverso (cioè la "diversità" da una "normalità"), e un'altra è educare i bambini insegnando che la tipica attribuzione di maschile o femminile a comportamenti, anche non strettamente sessuali, è solo un vecchio stereotipo culturale da cui prescindere.
Io educo mi figlio al rispetto dell'omosessuale e anche alla simpatia per il diverso, ma desidero che cresca eterosessuale e abbia comportamenti allineati al suo genere.
Ivano
Gender: se ti comporti da uomo/donna non è perchè lo sei biologicamente, ma perchè sei stato condizionato dalla socetà.
Si... andate a dirlo ad una donna con il ciclo, che è nervosa perchè è stata "condizionata"...
Il Gender è un concetto filosofico senza fondamenti scientifici, andate a vedere su youtube il documentario norvegese al seguito del quale hanno fatto chiudere il nordic gender institute... e poi ne parliamo...
francesco tamburini
 vedo che molti pesci boccaloni credono che il gender o studi di genere centri con l'omofobia.Non centra niente, inoltre - più o meno- vengono dette nel video- e anti costituzionalmente.Ovvero senza informare le famiglie. Smettetela di fare articoli di parte,siete ridicoli 
Luke Rentier
Leggo Wired dalla sua prima uscita, e devo dire che questo è l'articolo peggiore in assoluto mai pubblicato. Le fonti sono solo di parte, e non tiene conto della bibliografia (da The traffic in women in poi) che da quasi 40 anni sostiene esattamente il concetto teoretico contrario a quanto oggi riportato dalle associazioni che con abile mossa si sono sotratte alla rivendicazione della così detta "teoria gender" per farle apparire come un "problema" della chiesa o dei detrattori in generale. Ben inteso, non è mia intenzione entrare in merito alla discussione e all'idea, del quale ho un pensiero molto diverso da chi potrà chiamarmi "omofobo" solo per aver scritto questo post, ma la cosa che mi interessa è capire perchè un giornale come Wired faccia uscire un articolo così banale e così espressamente fazioso, quando su quest'argomento si sarebbe potuto fare un articolo scientificamente valido, rimanendo neutrali.
Matilde Dotto
from Facebook
Che poi, scusate se mi intrometto, non è nemmeno proprio esattamente così che funziona nella scuola, cioè che se a un genitore non piace un tipo di insegnamento che viene dato può decidere di non farlo seguire al figlio. Cioè può darsi che questo venga reso facoltativo, ma secondo me dipenderà da scuola a scuola.. E comunque, esistono i consigli d'istituto, in cui viene discusso il programma didattico, in cui è prevista una rappresentanza dei genitori..ed è là che consiglio di andare a far valere le proprie ragioni.
Valery Roman
from Facebook
Non dovrebbero neanche esistere discussioni. Chi siete voi per giudicare l'amore che prova qualcun altro? VIVETE E LASCIATE VIVERE. A VOI NON CAMBIA NIENTE!
Ivano
un discorso è accettare gli altri orientamenti sessuali, un'altro è dire che essere uomo o donna è un fatto culturale...
Dario de Judicibus
@Ivano Però è così, ed è un concetto ben noto in campo antropologico, ben antecedente a tutta questa polemica sul gender. nasce da studi che hanno visto analizzare centinaia di etnie e popolazioni. Chi ha fatto questi studi non si è posto minimamente il problema di sostenere una teoria piuttosto che un altra, ma da ricercatore si è limitato ad analizzare i fatti. Viviamo in una società, soprattutto in Italia, con una scarsissima cultura di stampo scientifico. La maggior parte delle persone non conosce neppure le basi di teorie, come quella relativistica o la meccanica quantistica, che ormai hanno più di un secolo. Su antropologia ed etologia poi si vive di pregiudizi. Forse un approccio più asettico a questi problemi, basato sul rigore scientifico, sarebbe opportuno. La scienza non è esclusiva dei ricercatori: dovrebbe essere cultura di tutti.

Beatrice De Luca
from Facebook
Era esaurita solo perché l'ultimo commento era il tuo? Io sono venuta a dire la mia, sei tu che ti senti offeso anziché trarne riflessione. E ho risposto perché tu hai asserito che nelle scuole si è sempre fatto a meno dell'educazione sessuale quando invece si è sempre fatta, ma ora pare che non sia più lecito farla perché qualcuno ha inventato che vorrebbero far diventare omosessuali i bambini. Scuola materna Sant'Anna, Rapallo e scuola elementare Dellepiane, sempre Rapallo,visto che vuoi le precisazioni. E come ho scritto era un cartone animato, non cani veri (mai sentito "esplorando il corpo umano"?) Io non mi indigno affatto se tu ritieni che ai tuoi figli a scuola non si debba spiegare nulla, a patto che poi tu lo faccia giustamente a casa. Mi indigno quando si sostengono bufale come l'esistenza e l'applicazione di" teorie gender "(Ma non penso che una corrente o un ideologia debbano essere certificate per esistere. Esiste in quanto entrato nella cultura e nel vocabolario del mondo.) questo era il tuo primo commento. Su un ideologia che NON ESISTE
Marco Paternuosto
from Facebook
ma non ho capito il senso proprio di venire qui a provocare , cosa? chi? perche' ? dimmi la verita' sei un troll : ))) Sei venuta in un dibattito che si era esaurito , anche piuttosto pacato, millanti di avere fatto un esperienza di educazione sessuale 25 anni fa ??? in un asilo pubblico non precisato ??? in un elementare con cani che si accoppiano e ti indigni se ti ripeto tre (TRE ) volte che preferisco non fare fare questa esperienza ai miei figli..ma che volendo chi vuole puo' eventalmente farlo e ancora non sei contenta ? vabbe' dai mia figlia ha 5 anni e mezzo vado in cerca di due cani , maschi tutti e due per farti ancora piu' contenta
Beatrice De Luca
from Facebook
Se ti senti provocato ma questa è la tua unica risposta, evidentemente le tue idee e i tuoi sospetti non hanno molto su cui fondarsi E con cui controbattere. È proprio su questo nulla che è fondata l'inesistenza della teoria del gender
Beatrice De Luca
from Facebook
Insisto? È un dialogo, nei dialoghi ognuno esprime la propria opinione, finché ha qualcosa di sensato da dire e finché l'altro risponde mantenendo vivo il dialogo. Ho detto che IO non ci trovo nulla di male,evidentemente tu si è al limite te ne chiedevo le ragioni (decido io per i miei figli è un principio di fondo, non un motivo per prendere decisioni). E sarà delirio ma l'anatomia si studia davvero nelle ore di scienze. Sbaglio? La domanda se abolire o meno la scienza dalle scuole era OVVIAMENTE una provocazione, non è colpa mia se non hai saputo coglierla. Onestamente io sono più preoccupata e insospettita da chi inventa teorie fasulle e palesemente aberranti (ma, ripeto, non vere proprio per la loro lampante aberrazione) per difendere le proprie idee o per attaccare quelle altrui.
Beatrice De Luca
from Facebook
Il mio era uno spunto di riflessione, non credo sia opportuna la tua aggressività. Ps. Sei liberissimo di fare ciò che vuoi per l'educazione dei tuoi figli. Alle elementari il corpo umano si studia nelle ore di scienze. Aboliamo le scienze così i bambini saranno tutelati (da cosa poi non si sa)? Oppure esiste l'homeschooling, o le scuole private cattoliche. Si può non essere d'accordo con l'offerta formativa di una scuola e in tal caso si cambia istituto. Ma addirittura inventare teorie inesistenti pseudo - gay che corromperebbero i bambini mi sembra esagerato e più arretrato dell'alto medioevo
Beatrice De Luca
from Facebook
No ti assicuro che non sono per niente confusa. Un disegno di un uomo e una donna nudi da colorare, su cui scrivere pene e vulva e indicare la posizione con una freccia. 25 anni fa nessun bambino ne genitore si fece dei problemi al riguardo. Così come per il cartone che spiegava l'accoppiamento qualche anno più tardi. Adesso si inventano teorie del complotto e della traviazione dei nostri figli perché si vuole loro insegnare che uomini e donne sono socialmente uguali. Evidentemente stiamo regredendo
Beatrice De Luca
from Facebook
In un normalissimo asilo statale. E ti dirò di più, ho fatto educazione sessuale anche alle elementari, con il cartone animato dell 'accoppiamento di due cani. In più con un minimo di informazione meno cieca, tutti i sostenitori della teoria del gender saprebbero che i progetti educativi che vogliono attuare ora nelle scuole più che a insegnare come sia fatto il corpo mirano a combattere sessismo e stereotipi di genere. Credo ce ne sia un grandissimo bisogno
Nekrad
Ah, la teoria del gender non esiste?
Il Paradosso Norvegese della parità dei sessi - La bufala dell'ideologia gender HD 
Quei SJW (non saprei come altro chiamarli) che insistono sbigottiti che esiste, rifiutando ogni evidenza scientifica del contrario, saranno pagati dalla Chiesa di Norvegia.

Francesco Melchiorre
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Errore mio allora. Sarà che per me è na cosa talmente normale l'essere diversi solo per i genitali che non capisco sinceramente perché partire già dall'asilo, ho una sorella di quasi 5 anni, non credo abbia bisogno gia' di "grandi nozioni" sul sesso. (non nel senso stretto della parola, ma di genere)
Beatrice De Luca
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Nessuno insegna all'asilo che si è nati in un "non sesso" ma che maschio e femmina sono diversi solo fisicamente mentre tutto ciò che viene attribuito all'uno o all'altro sesso riguardo a giochi, ruoli, colori è solo una forzatura culturale. Sarebbe stato opportuno insegnarlo già da molto tempo
Giorgia Catella
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Io parto dal principio che ognuno è libero di fare od essere ciò che vuole sempre che la propria libertà non leda quella altrui. Detto ciò, più che tutte queste belle teorie se si insegnasse il rispetto altrui non ci sarebbe necessità di altro. Col rispetto nasce l'accettazione e la comprensione di sé stessi e degli altri.
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